Nel 2021 la località di Porto Badisco nell’Otrantino ha attratto l’attenzione pubblica per le calamità che l’hanno interessata: un vasto incendio che l’estate scorsa ha distrutto la vegetazione delle Serre circostanti e in autunno una inaspettata alluvione, che ha cancellato la sua piccola, ma rinomata, spiaggia.
La ricorrenza, il primo febbraio 2022, del 52° anniversario della scoperta della Grotta dei Cervi, la cavità carsica che percorre con tre corridoi istoriati la collina adiacente al solco fluviale interessato il 18 novembre 2021 dalle acque torrentizie, non può tuttavia passare inosservata, soprattutto perché i romanelliani, dodicimila anni fa, provenienti dall’area franco-cantabrica e primi esecutori dei pittogrammi a figure nere, giunsero nel territorio salentino favoriti proprio dall’innalzamento delle acque marine e dai percorsi fluviali post-glaciali che solcavano il continente, come quelli che collegando il Tirreno con lo Ionio li fecero pervenire più agevolmente di oggi nel Golfo di Taranto e così approdare facilmente nel Salento.
Molti di quei fiumi europei sono oggi scomparsi, prosciugati nella fase temperata dell’Olocene, mentre all’epoca erano ben forniti di acque dovute alla fusione dei ghiacciai della Glaciazione Würm.
Aspetti geomorfologici
Lo scenario che si è presentato a Porto Badisco in novembre 2021 dopo una notte di piogge torrentizie ha ripristinato una condizione tipica di un paesaggio post-glaciale, riempendo l’alveo di un antico corso fluviale proveniente da Minervino e un bacino retrodunale, bonificato negli anni Trenta del Novecento, prima di sfociare in mare nell’area della ben nota spiaggia.
Ancora una volta la località di Porto Badisco ci fa riflettere, non solo sulla nostra storia e sulla nostra cultura, ma anche sulla condizione ambientale del Salento, riproponendo in scala ridotta ciò che avviene nel mondo in questa nostra era denominata “Antropocene”.
Porto Badisco e la sua grotta
Per questo ritengo di poter fare un richiamo ai contenuti di quanto già qui pubblicato nel 2009 e poi riproposto nella serie dedicata alla Scoperta del Salento a partire dal 19 luglio 2020, con articoli dal titolo “Geomorfologia e carsismo”. Gli argomenti trattati erano e sono finalizzati a conoscere il nostro territorio partendo dalla sua struttura litica e dall’importanza che assume la sua configurazione prevalentemente pianeggiante nel monitorare le conseguenze di fenomeni dovuti a questa particolare fase climatica intermedia e instabile.
Aspetti predittivi oscillanti
Per gli scienziati impegnati a formulare modelli predittivi nell’ambito della climatologia, della sismologia, della vulcanologia, ossia nell’ambito di tutti gli aspetti esogeni e endogeni che interessano la Terra, oltre alla valutazione della tendenza naturale, che dovrebbe condurre il pianeta al raffreddamento graduale dovuto al passaggio retrogrado alla stagione plurimillenaria dell’Inverno precessionale, è necessario aggiungere tutti i parametri disturbanti dovuti all’intervento dell’uomo, i quali interferiscono, localmente e globalmente, con le naturali dinamiche planetarie e proporre, quindi, soluzioni geologiche, idrogeologiche, antisismiche … riparatrici e preventive.
Tale complessità di fattori rende oggi il clima più ampiamente oscillante tra i limiti delle massime temperature estive, che favoriscono il rapido propagarsi degli incendi boschivi e l’accentuata evaporazione delle acque, e quelle delle minime che abbassano rapidamente e intensamente il clima di alcuni luoghi del pianeta.
Tra gli interventi più urgenti a livello locale, vi è il drenaggio di estese aree di depositi marini terrazzati impermeabili e il risanamento di quegli habitat che il carattere alluvionale e torrentizio tende a travolgere.
(articoli di ottobre e novembre sulla carsificazione nelle celle geomagnetiche)
A livello globale, tali fenomeni e il versamento in mare delle acque dolci di fusione dei ghiacciai polari e continentali contribuiscono a ridurre anche la salinità delle acque marine. Il previsto considerevole innalzamento del livello degli oceani riduce le aree costiere, cancellando arenili e facendo crollare le falesie e, nello stesso tempo, permette all’acqua salata di risalire lungo le aste fluviali, rendendo salmastre le acque dolci delle falde, necessarie al vitale approvvigionamento idrico dell’uomo.
Un progetto mirato a rendere coerenti le onde di flusso di elettromagnetismo distruttivo, che incrementa l’apertura delle faglie e fa crollare le falesie, che potrebbe provocare terremoti e conseguenti tsunami, potrebbe mitigare i rischi dovuti all’eccesso di elettromagnetismo prodotto dal nucleo del pianeta, soggetto ad un maggiore sforzo nei momenti di accentuata inclinazione dell’asse terrestre, che imprime ampie fluttuazioni al suo “effetto trottola”.
La riduzione del grado di salinità delle acque marine può essere controllata e mitigata drenando gli alvei dei grandi fiumi e liberando regolarmente e gradualmente le loro foci dalla quantità di detriti accumulati.
Grandi masse di acque dolci immesse violentemente in mare possono, come già è successo nelle ere passate, inibire rapidamente l’attività del “nastro trasportatore delle acque profonde degli oceani”, ossia di quella “pompa biologica” che assicura al pianeta un clima temperato, conducendolo di conseguenza ad un alterno e anomalo fenomeno di agghiacciamento non graduale.